Elogio della capacità di arrossire

 
elogio alla timidezza
 
«La perdita della relazione umana (spontanea, reciproca, simbolica) è il fatto fondamentale delle nostre società. È su questa base che si assiste alla reiniezione sistematica di relazione umana – sotto forma di segni – nel circuito sociale e al consumo di questa relazione significata, di questo calore umano significato. L’hostess accompagnatrice, l’assistente sociale, l’ingegnere in relazioni pubbliche, la pin-up pubblicitaria, tutti questi apostoli funzionari hanno per missione secolare la gratificazione, la lubrificazione dei rapporti sociali attraverso il sorriso istituzionale. Dappertutto si vede la pubblicità imitare i modi della comunicazione privata, intima, personale. La pubblicità si sforza di parlare alla casalinga col linguaggio della casalinga di fronte, al dirigente e alla segretaria come il suo principale o il suo collega, a ciascuno di noi come un nostro amico, come il nostro Super-io, o come una voce interiore al modo della confessione. La pubblicità produce così intimità là dove non ce n’è, tra gli uomini, tra questi ultimi e i prodotti, secondo un vero processo di simulazione».

Queste riflessioni di Jean Baudrillard, tratte da La società dei consumi, conservano ancora una straordinaria freschezza: non a caso l’opera di Baudrillard, uno dei filosofi e sociologi più influenti del nostro tempo, si impone a tutto tondo come ineludibile punto di riferimento per i molteplici studi sul consumo mediatico che si sono succeduti in questi decenni.
Baudrillard, come si evince dal passo che abbiamo letto, sottolinea come la mancanza di autenticità nelle relazioni umane rinvii alla forza dirompente della pubblicità che, in una società incapace di produrre simboli e articolare discorsi di senso alternativi a quelli efficientistici e produttivistici, eroga intimità a dosi massicce là ove in realtà ci sono solo sorrisi istituzionali o di facciata.
Non solo, la civiltà dei consumi, veicolata dagli apparati pubblicitari, omologa i vissuti, anestetizza le coscienze, annacqua l’ideazione all’insegna di un’unica grammatica di vita: essere sempre efficienti, funzionali al mercato, sorridenti, in perfetta forma fisica ed emotivamente disinibiti, ovvero spudorati, poiché il pudore è diventato sinonimo di mancanza di sincerità, insicurezza esistenziale.
In altri termini, si è persa la capacità di arrossire, il diritto di essere timidi!
Eppure, come sottolinea con assoluta trasparenza Duccio Demetrio:

 «I timidi, specie quelli quasi felici o che lo sono stati o che lo sono perché si sono accontentati, in sincera gratitudine pur non sapendo a chi mai esprimerla, sono più preparati a uscire dai diversi palchi dell’esistenza in quanto non vi hanno mai creduto. Non pensano che i successi conseguiti siano stati poi così importanti. Sono più preparati, perché vanno incontro al congedo almeno con un pensiero diuturno. Sono più avvezzi ad avere una vita meno grama e meno perseguitata dal demone della sconfitta personale. Non tale in ogni caso però da generare quella contentezza satolla e quella sicumera che, se riempie di sé tutta una vita, non predispone certo a intraprendere una strada schiva. Tanto meno, quando lo si deve, e si dovrebbero accettare di lasciare ad altri la scena guardando a come cambiare i propri giorni» (La vita schiva. Il sentimento e le virtù della timidezza).

 Purtroppo la pacatezza, la sincera volontà di tenersi in disparte, il riserbo, la disponibilità ad arrossire – in una parola, la timidezza! – appaiono decisamente desuete in un’epoca in cui il benessere si identifica sempre di più con la volontà di potenza, la capacità di farsi largo, la spudoratezza, scambiata inautenticamente per sincerità, l’aggressività verbale e fisica.
 Educhiamo da subito i nostri giovani alla competitività esasperata, ad oltrepassare ogni limite, a non arrossire mai, a interpretare il silenzio solo come strutturale incapacità di calcare il palcoscenico della vita come protagonisti.
Di qui, allora, la necessità etica ed esistenziale di recuperare la dimensione schiva dell’anima, che non significa evitare, schivare la vita in «carne ed ossa», farsi da parte per vigliaccheria o per misconoscimento delle proprie abilità esistenziali, bensì saper rinominare il mondo all’insegna del pudore, della «giusta misura», del farsi spazio per l’altro.

Saper arrossire significa recuperare uno dei sentimenti più caldi e originari del nostro stare al mondo; a maggior ragione in un orizzonte relazionale come il nostro, dove i sentimenti sono improntati al più gretto conformismo o sono gestiti in maniera quasi manageriale, a seconda del contesto specifico e dell’utile immediato. I timidi, inoltre, rammentano in ogni momento anche ai più coraggiosi di noi i limiti costitutivi che da sempre ci abitano, soprattutto in una società ove la sicurezza virilmente esibita è non di rado una maschera tragica, deformante, finalizzata a celare biografie e vissuti insicuri, fragili, angosciati.
Insomma, il timido ci insegna a prendere consapevolezza della contingenza, della nostra finitezza strutturale, ma anche a reimparare l’arte del sentire, del provare e comunicare sentimenti autentici e non di celluloide.
La timidezza, allora, si pone come il vero antidoto alla gestione utilitaristica, funzionale al proprio tornaconto di emozioni e sentimenti, che ha finito per produrre l’uomo indifferente dei nostri tempi.
 
 

Le nuove frontiere della scienza, della medicina e delle cure.

“La critica delle critiche”


Con questa pretesa, velata dal necessario equilibrio, la Fondazione Tonolli invita i Membri del Comitato Scientifico, e quanti vogliono liberamente partecipare, a riesaminare i problemi clinici più attuali alla luce del metodo clinico ippocratico cioè delle scienza dell'individuale sollecitati da Karl Popper quando ci induce alla critica della ragione mettendoci in guardia sulla “fallibilità” del metodo scientifico. Il problema diviene più complesso quando si vuole, e si deve, tenere conto delle individualità della malattia del singolo malato anche se oggi gli studi di genetica possono, o pretendono, di fare scelte terapeutiche presumibilmente più razionali o personalizzate. Spaziando oltre, ci è sembrato attuale Baltasar Gracian, noto filosofo, gesuita del '600, quando ci raccomanda che: “tutto quello che entra nell'emporio dell'anima per la via dei sensi deve superare il vaglio della ragione, tutto viene esaminato. Questa pondera, giudica, riflette, deduce ed estrae la quintessenza della verità”.
Prof. Giuseppe Riggio, Presidente Fondazione Tonolli

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Venerdì, 23 Giugno 2017
a cura di: Dott. Stefano Bertuol, SOC Cardiologia Verbania
    Ipertensione arteriosa: un nemico silenzioso       In occasione della Giornata Mondiale contro l’ipertensione arteriosa, il Dott. Stefano Bertuol ha scritto un articolo sintetico e incisivo sulle modalità di diagnosi e terapia dell’ipertensione arteriosa che “non lascia scampo”: il paziente ha una guida sicura, il medico non trascura l’essenziale.      L’ipertensione... Read More...

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Venerdì, 09 Giugno 2017
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Giovedì, 13 Aprile 2017
a cura di: Fabio Gabrielli, Professore di Antropologia filosofica e Preside della Facoltà di Scienze umane della L.U. de S. Lugano
Paesaggi del dolore e della sofferenza Come è noto il dolore e la sofferenza disegnano profili esistenziali diversi. Il dolore presuppone passività, rinvia a cause, determina un male oggettivo ed è moralmente neutro; la sofferenza implica reattività, rinvia al reperimento di un senso/non senso e, quindi, è moralmente rilevante. In altri termini, il dolore è un evento oggettivo, un... Read More...

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Lunedì, 23 Febbraio 2015
a cura di: Silvio Garattini, Direttore, IRCCS, Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”, Milano
Medicina personalizzata: un esempio nella terapia dei tumori Introduzione Il sogno di una medicina personalizzata non è nuovo. Da sempre si ritiene che ci si debba prendere cura dell’ammalato e non della malattia, riconoscendo che le malattie sono una semplificazione diagnostica di una situazione eterogenea. Con il tempo e con lo sviluppo delle tecnologie e delle conoscenze, si sono fatti... Read More...

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Domenica, 21 Dicembre 2014
a cura di: Prof. Giuseppe Riggio, presidente Fondazione Tonolli
30 anni di attività della Fondazione Tonolli Livia Tonolli Milano 1909 - Pallanza 1985 Ricercatrice, presso l'Istituto Italiano di Idrobiologia sulla riva settentrionale del Lago Maggiore, per lo studio delle acque dolci e dei suoi micro-organismi (1938), richiamando grandi ricercatori tra cui il Nobel per la Medicina, James Watson, 1962. Ha voluto sostenere la ricerca clinica del Gruppo... Read More...

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Martedì, 22 Luglio 2014
a cura di: Andrea Carta, Ricercatore Università L.U.de.S. Lugano
Il benessere psicologico in cardiologia Introduzione La Psicocardiologia (o Cardiac Psychology) è un ramo recente della psicologia, che si pone come scopo quello di “studiare i processi psicologici sottostanti la prevenzione e il trattamento delle malattie cardiache” e il sostegno ai pazienti durante la loro convalescenza [Bellg, 1998]; nonché di studiare gli aspetti psicosociali inerenti... Read More...

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Venerdì, 11 Luglio 2014
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Ai medici non si può imporre il trattamento più efficace Era il 16 dicembre del 1997 quando il pretore della cittadina pugliese di Maglie decise che la cura Di Bella doveva essere rimborsata dal sistema sanitario nazionale, anche se non era ancora stata sperimentata. La comunità scientifica era divisa, i media martellavano con testimonianze di persone "salvate" dal cancro dal professore... Read More...

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Prevenzione cardiovascolare: una chimera? Scriveva William Heberdeen nel 1768 ”There is a disorder of the breast, marked with strong and peculiar symptoms, considerable for the kind of danger belonging to it, and not extremely rare, of which I do not recollect any mention among medical authors. The seat of it, and sense of strangling and anxiety with which it is attended, may make it not... Read More...

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Mercoledì, 14 Maggio 2014
a cura di: Marco Bobbio - Direttore U.O.C. f.r. Ospedale Santa Croce, Cuneo
Nuove diagnosi senza nuovi trattamenti The improvement of our investigative and diagnostic capability allows us to recognize early stage or mostly stable diseases in asymptomatic individuals and to treat those patients based on research conducted on more severe and acute conditions. Our main concern is avoiding not to treat a patient because of a missed diagnosis, so that we can avoid regrets and... Read More...